Sullo stemma di Luis Francisco de la Cerda IX duca di Medinaceli

 

L’idea di integrare lo studio già affrontato nell’Araldica foggiana[1] con questo breve articolo, riguardante lo stemma di Luis Francisco de la Cerda y Aragόn, IX duca di Medinaceli, affisso sull’Epitaffio, monumento eretto nel 1651,[2] scaturisce da una riflessione e dall’integrazione di alcuni dati acquisiti recentemente nel corso di un approfondimento. Alla luce di tali nuovi elementi, si può senz’altro datare il restauro del monumento facendolo risalire ad un periodo circoscritto che va dalla fine di febbraio 1697 al dicembre dello stesso anno. Tale certezza si basa su un dato storico preciso poiché il duca di Medinaceli partisce nell’ultimo granquarto della propria arma alcune ascendenze della linea della  madre aggiunte dopo il decesso di questa, avvenuto il 16 febbraio 1697.[3]

La Casa Ducale di Medinaceli, della quale fa parte il personaggio interessato allo studio,  trae origine dal primogenito del principe Don Fernando, conosciuto con il soprannome di “De La Cerda”, successore di Alfonso X, re di Castiglia e Leon. Questi muore lasciando due figli in tenera età, da qui ha origine un contenzioso complesso di successione che porta ad una intermittente e lunga guerra civile, in cui il maggiore di questi, alfonso, secondo la volotà di suo nonno, avrà il titolo di re di Castiglia e Leon. Successivamente una serie di alleanze familiari hanno accresciuto la fama e la ricchezza di questa casata.

Per quanto riguarda Luis Francisco, IX duca di Medinaceli, (* El Puerto de Santa Maria, 02 /02/1660 † Pamplona 26/01/1711), figlio di Juan Francisco de la Cerda Enriquez de Ribera e di Catalina Folc Aragón y Cardona y Cordoba, possiamo affermare che questi ebbe notorietà e fama e la concessione di numerosi privilegi. Tra i tanti titoli, oltre a quello già citato, egli fu marchese di Cogo, conte di El Puerto de Santa Maria, principe di Fortuna, duca di Alcalà Delos Gazules, marchese di Comares, marchese di Lerma, conte di Empuriés, ecc. Tra i numerosi incarichi ricoperti si ricordano quello di Consigliere di Stato, membro del Consiglio di guerra, Ambasciatore presso la Santa Sede, vicerè di Napoli dal 1696 al 1702, in questo contesto si distinse combattendo energicamente il baronaggio. Nel 1709 divenne primo ministro di Filippo V ed iniziò una politica di conciliazione con l’Inghilterra e i Paesi Bassi favorendo il progressivo svincolamento dall'influenza francese, ma,  per questo, cadde in disgrazia, fu processato ed imprigionato. Morì nel carcere di Pamplona nel 1711, senza che fossero stati accertati i crimini di cui era accusato e senza essere in grado di garantire la successione della sua casata.[4]

Lucia Lopriore

 

Lo studio dello stemma del IX duca di Medinaceli, la cui composizione risulta molto complessa ed interessante, presenta nel primo, nel secondo e nel terzo granquarto arme già note e spesso ordinatamente alternate, mentre nell’ultimo granquarto presenta una partizione più complessa e meno armoniosa che, rispetto alle altre, balza all'occhio proprio per quest'ultimo motivo. Il suo contenuto è:

Inquartato: nel 1° contrinquartato: in a) e d) partito: in I) di rosso, al castello d'oro, aperto e finestrato d'azzurro (Castiglia); in II) d'argento, al leone di porpora (Leon) (Alfonso de la Cerda); in b) e c) d'azzurro, a tre gigli d'oro (Francia moderna) (territori della Spagna franco-pirenaica);

Corrisponde ai seguenti possedimenti: contea e ducato di Medinaceli -  marchesato di Cogo, contea di El Puerto de Santa Maria -  principato di Fortuna. 

nel 2° partito: in a) d'oro, a quattro pali di rosso (Aragona); in b) decussato: in I) e IV) d'oro, a quattro pali di rosso; in II) e III) d'argento, all'aquila al volo abbassato di nero (Aragona-Sicilia) (per la madre Catalina Antonia d'Aragona);

 nel 3° contrinquartato: in a) e d) d'argento, al leone coronato di porpora (Leon), mantellato di rosso, al castello d'oro, aperto e finestrato d'azzurro (Castiglia)  (Famiglia Enriquez); Possesso di: ducato di Alcalà de los Gazules. 

 in b) e c) d'oro, a tre fasce di verde (Famiglia de Ribera); come sopra.

nel 4° contrinquartato: in a) di rosso, al cardo d'oro, reciso e fiorito di tre pezzi (Famiglia Aragon Folc y Cardona y Cordoba y Cabrera, nonna materna); 

in b) d'argento, al re moro mantellato, coronato all’antica, nascente in maestà dalla partizione, tenente con la destra una spada in banda, il collo cinto da una catena in sbarra, il tutto al naturale (Famiglia Fernandez de Cordoba). Possesso del marchesato di Comares;

 

in c) d’oro, alla banda d'azzurro; alla bordura di rosso, caricata da otto crocette in decusse del primo (Famiglia Valdez che inquarta nella linea dei La Lama). Possesso del ducato di Segovia;

 

in d) d'oro, a tre piante d'ortica di verde, affiancate e nodrite ognuna su uno scoglio al naturale, sostenuti dalla marina fasciata ondata d'azzurro e d'argento (famiglia di Vivero). Possesso del marchesato di Lerma

 

Occorre infine evidenziare quanto sia importante e utile il contributo del dato araldico nella puntuale datazione dei manufatti: come ha ben evidenziato la nota di Lucia Lopriore, proprio la composizione di questo stemma (per quanto articolata e [apparentemente] complessa) si è dimostrata risolutiva per l'approfondimento oggetto di queste righe.

 

Maurizio Carlo Alberto Gorra


 

[1] Cfr. : http://www.microstorie.net/microstorie/blog.php?id=157

[2] Cfr.: http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/capitanata/1986/1986pdf_parte1/1986_pI_103-108_Iarussi.pdf  

[3] Si rinvia al blasone di Maurizio Gorra in questo stesso articolo.

[4] Cfr. : http://www.fundacionmedinaceli.org/casaducal/fichacasa.aspx?id=27